Die zwei Texte im Original. Ich darf das kopieren.
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Domenica 29 Aprile 2007
Professionista nei guai dopo la denuncia di un camionista del Basso
Vicentino che ha rischiato la vita
Medicina alternativa? Indagato
«Guariva il mio linfoma con fiale, acqua oceanica e prodotti costosi»
di Diego Neri
Non seguendo i protocolli, anziché curare avrebbe aggravato la malattia di
un paziente che ha rischiato di morire. Un medico di base è accusato di
aver agito con metodi alternativi, «quasi da santone» come ha riferito un
investigatore, più che da professionista. Per questo è stato indagato e
l’ipotesi a suo carico è quella di lesioni gravi, mentre la procura valuta
anche l’ipotesi della truffa. Nei guai il dottor Paolo Rossaro, 56 anni,
di Albignasego, denunciato da un giovane camionista vicentino che ora sta
migliorando grazie alle cure classiche dell’ospedale mentre la polizia sta
facendo chiarezza sul caso.
La vicenda di C., 34 anni, residente nel Basso Vicentino, è emblematica di
un certo modo di intendere la medicina. Il giovane ha perso il padre
qualche anno fa a causa di un tumore: inutili le cure chemioterapiche, che
anzi avevano indebolito il corpo del genitore. Per questo C., quando nel
luglio del 2004 aveva scoperto di essere stato colpito da un linfoma
ancora in forma molto lieve, non ha ascoltato i consigli dei medici degli
ospedali di Noventa e Vicenza. Non voleva soffrire come il padre. E
anziché tornare ha seguito il consiglio di un erborista, che gli ha
indicato il dottor Rossaro.
«È un seguace della teoria di Hamer - ha spiegato C. ai poliziotti del
posto fisso del S. Bortolo -, che ritiene che il corpo di ciascuno di noi
possa trovare la forza e le energie per curare quanto c’è di negativo».
Nell’agosto di tre anni fa perciò il camionista si è presentato nello
studio di Albignasego - dove Rossaro opera come medico di base - con
biopsia e Tac. Il vicentino ha riferito di essere d’accordo con lui quando
il professionista gli ha spiegato che avrebbe potuto guarire senza
chemioterapie e farmaci, ma al momento con una dieta e delle vitamine,
oltre ad un aiuto psicologico.
«Ogni tanto avevo delle crisi, con alte febbri che curavo con farmaci
classici. Ma la mia malattia andava avanti». Le visite periodiche ad
Albignasego sono proseguite a lungo. Da marzo a ottobre del 2006 C.
Rossaro gli avrebbe prescritto delle flebo di integratori, mai farmaci,
fino a quando il giovane ha iniziato ad avere grossi disturbi, come
evidenziarono in parte gli esami del sangue. Ma la terapia continuò ad
essere a base di integratori di ferro e altre fiale, con fra l’altro acqua
oceanica: prodotti che C. ha riferito di aver acquistato nello studio del
medico - al quale pagava le visite - e in erboristeria.
«Le condizioni di salute sono via via peggiorate. In novembre mi ha
prescritto delle trasfusioni di sangue, fino a quando il 3 dicembre l’ho
chiamato per dirgli che non ce la facevo ad andare ad Albignasego: stavo
malissimo, ero a letto.
Gli ho chiesto se poteva venire a casa mia».
I poliziotti del sostituto commissario Livio Manea e dell’ispettore capo
Giuseppe Cracco hanno verificato come quel giorno Rossaro scese nel Basso
Vicentino. A C. ordinò di sospendere tutte le cure: «Aspetta un paio di
giorni, la crisi passerà e ti sentirai meglio». Rossaro avrebbe indicato
ai famigliari che protestavano che il ricovero in ospedale non sarebbe
servito.
Ma la notte successiva la famiglia del camionista chiamò il 118. C.
rischiava di morire: l’ambulanza lo trasportò d’urgenza prima a Noventa e
poi, viste le condizioni molto gravi, a Vicenza.
«Compresa la mia situazione e le cartelle cliniche del 2004 mi curarono
secondo i protocolli. Mi ripresi in alcuni giorni. Ora ho iniziato la
chemioterapia, mi sento meglio e sono tornato al lavoro», precisa il
giovane.
Ai poliziotti il caso fu segnalato dal personale ospedaliero. Gli
inquirenti avvisarono la procura di Padova e scattarono gli accertamenti.
Furono sequestrati i farmaci che C. utilizzava e del caso si sta
occupando, con il pm Renza Cescon, anche la polizia della procura
patavina. L’ipotesi al momento a carico del medico è quella di lesioni
gravi. E stanno già spuntando altri vicentini in cura da Rossaro per nulla
soddisfatti delle sue terapie alternative.
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Domenica 29 Aprile 2007
La testimonianza del vicentino malato
«Mi sono fidato di lui ma stavo morendo»
«Mi sono fidato di lui: in quel momento era la persona giusta perché la
chemioterapia e le altre cure alle quali era stato sottoposto mio padre mi
facevano tanta paura. Però io non sono un medico, e mi sono rivolto per
guarire dal linfoma. Invece sono peggiorato progressivamente, se mi fossi
rivolto fin da subito alla medicina tradizionale sarei già guarito».
C. ha combattuto per un anno e mezzo anche con i suoi famigliari,
addolorati e preoccupati dalla sua scelta. Loro lo vedevano sempre peggio,
e non accettava i loro consigli di recarsi in ospedale. Fino a dicembre,
quando il camionista ha rischiato grosso.
«Mi ero intestardito con la terapia di Hamer ed ero convinto che si
trattava della soluzione migliore per guarire: autostima e convinzione di
stare meglio come antidoto al dolore. Ma il linfoma si aggravava».
Fra l’altro, la polizia sta cercando di fare chiarezza anche su un altro
aspetto.
C. ha frequentato assiduamente lo studio di Rossaro anche per le
trasfusioni.
In quel periodo, spiega il vicentino, il medico gli avrebbe consegnato
delle ricette in bianco: lo scopo era evitare di farlo andare dal Basso
Vicentino ad Albignasego, e in caso di necessità bastava un colpo di
telefono e il medico gli avrebbe indicato cosa scrivere per farselo
prescrivere. Questa è la versione del giovane, che ha scoperto come
Rossaro i primi giorni di aprile si sia presentato dai carabinieri per
denunciare il furto di alcune ricette che sarebbero state trafugate dallo
studio proprio nei giorni in cui il vicentino si recava a fare le
trasfusioni. Un aspetto ulteriore che complica l’inchiesta giudiziaria
scaturita dalle dichiarazioni del camionista.
Infine, il caso del dottor Rossaro è stato segnalato anche all’Ordine
padovano dei medici, che dovrà valutare le sue scelte professionali e la
propugnazione della cosiddetta «medicina non tradizionale».
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